Ricordo la data del 19 Gennaio 1982.
In quel giorno è iniziato un nuovo importante periodo della mia vita.
Laureatomi in Giurisprudenza meno di un mese prima, avevo avuto notizia che due buoni amici erano stati oggetto della stessa chiamata alle armi: Giovanni Governo e Maurizio Salati.
Fu così che condividemmo lo stesso scompartimento del treno che ci stava portando verso nuovi orizzonti.
Maurizio, figlio d’arte (il papà era colonnello degli Alpini) e Giovanni, figlio di altro magnifico “alpinaccio” reduce di guerra, forse erano più consapevoli di me di quanto stava per accadere.
Giunti davanti al cancello della caserma Battisti vedemmo all’interno giovani militari che al nostro tentativo di approccio verbale rispondevano con noncuranza; il piantone ci guardava con occhio sornione, e solo dopo l’accesso vero e proprio ci rendemmo conto del perché: un piccoletto con una stelletta sulla spalla (era lo S.Ten. Paolini) ci accolse con urla e strepiti che subito non riuscimmo a comprendere.
Mentre Maurizio e Giovanni venivano “sistemati” in camerata 8, io fui “spinto” nella 9.
Qui ho incontrato persone magnifiche.
La camerata 9 infatti è stata la camerata più popolata di “baffi”, a partire dai “bibaffo” di Rocca e Umano, per giungere al semplice “baffo” di Zini e Spigariol.
La comunione di vita, di speranze, di prove, hanno cementato una bolla temporale che non si può dimenticare.
Claudio Lini ci intratteneva con le sue colorite narrazioni serali, mentre Riz e Guerrieri insieme ad Ivano Montali popolavano la camerata verso la finestra, con ovvi benefici alla respirabilità dell’aria spesso viziata dal “profumo” di scarponi ed altro……
Ricordo le notti in bagno con il frontalino per studiare le dannate sinossi e non rompere agli altri.
Le vaccinazioni che ci permisero inaspettati brevi giorni di riposo; i ritmi incalzanti, le corse sul piazzale, i pasti veloci, le guardie, le marce, la mancanza di sonno, i poligoni, la corvè cucina…… tutto si svolgeva con una velocità assurda che può essere spiegata solo a posteriori con la necessità di porre la tua testa e il tuo fisico alla prova, e che prova!!
Imparare ad obbedire, imparare a soffrire, imparare quanto fossero importanti gli affetti che avevi lasciato a casa, e quanti di questi con la distanza si sciogliessero come neve al sole.
Tutto questo ha cementato amicizie e ci ha fatto diventare uomini.
Sono certo che senza questa incredibile esperienza, poi confermata al reparto, le prove successive della vita non avrebbero potuto essere superate con la stessa forza e consapevolezza.
Sono passato 40 anni, e siamo uomini maturi, alcuni già nonni e la vita ha riservato a ciascuno di noi le sue gioie e le sue asprezze, ma i cinque mesi della SMALP non sono stati cancellati, così come i visi di coloro che hanno condiviso la vita di camerata.
Peccato che i nostri figli non abbiano avuto la possibilità di provare questa splendida esperienza umana.
Viva la SMALP, viva la prima compagnia, viva la camerata 9, VIVA GLI ALPINI!
Mario Vittore de Marzi