Camerate

Camerata 8

L’amico Mario mi ha lasciato carta bianca per scrivere della mitica camerata 8.
Se chiudo gli occhi rivedo i cubi, le brande, gli armadietti, gli zaini alpini affardellati sopra la borsa valigia e lo zainetto tattico attaccato alla pediera del letto.
Sul ripiano dello sgabello le pedule pulite e splendenti.
Rivedo i visi dei miei camerati come se fosse oggi: i trevigiani Mario e Gianni, i veronesi Giovanni e Maurizio, i piemontesi Maurizio e Fulvio, il mantovano Giampietro, l’abruzzese Claudio, il padovano Nicola e il milanese Marco.

Mario pasticcere o pasticcione “foca d’oro del 106” e capo-camerata per essere arrivato un giorno prima!
Maurizio – baffo per meriti speciali in DE – ci lascerà poi per andare a Roma per completare la formazione di Ufficiale dei Carabinieri; a causa di un incidente perde la vita nel 1997 lasciandoci un bellissimo goliardico ricordo di lui.
Marco invece si ritira dal corso e finisce la “naja” col grado di sergente.
Nicola, un incedere elegante, una silhouette inconfondibile che si distingue dalla massa, pare discenda dallo Zar ed in effetti la notte russa come pochi; famosa la sua frase “taci tu che non sei nessuno!”; finito il periodo di prima nomina viene “convocato” da nostro Signore e prende i voti diventando poi Parroco nel padovano.
Claudio è uno di quelli che arrivano da distante e, non a caso, arriva con qualche giorno di ritardo alla SMAlp (ndr sul Numero Unico si parla addirittura di settimane!) famoso per la sua frase storica “che tte credi, Polifemo?”.
Fulvio, paracadutista e cultore del corpo, la vecchia gli aveva affibbiato il soprannome di “pinciatore di compagnia”: farne cento per lui era una passeggiata!.
Maurizio detto MZ o il grigio (per il colore dei capelli) piemontese di Novi Ligure fa il traduttore e organizza feste!
Gianni (Giani per la camerata) detto “salice piangente” opzionato da un team di Lamentatrici Lucane, peccato però si esprima solo in trevigiano stretto.
Giampiero passa alla storia come “scoppio 1” per l’agilità nelle marce in montagna, detentore dei record di permanenza in branda fino all’ultimo secondo disponibile.
Infine manco io …. Il Tribosco del corso per meriti speciali in DE e riposo branda a seguito di una brutta caduta durante le pre-pattuglie con zaino e RV3 che mi costò lo stiramento del legamento crociato del ginocchio destro. Che tristezza rimanere solo in caserma con tutta la compagnia che si “divertiva” a fare le pattuglie!
Quasi dimenticavo di ricordare perché la 8 è la “mitica” del 106°: il passaggio della “stecca” è stato un momento traumatico, chili e chili di farina e litri acqua sui bei pavimenti di cotto rosso tirati a malta fine ….. non sono stati sufficienti i giorni dal passaggio della stecca al termine del corso per poter rimetterli in ordine, le fughe fra le mattonelle rimanevano sempre bianche!
Unica e magra consolazione nessuna punizione per pavimenti sporchi ………