Saluti

Saluto del Capocorso “Tribaffo”

Signori ufficiali del 106° corso AUC, benvenuti nelle nuove pagine dedicate ai nostri ricordi e ai nostri appuntamenti futuri.
Innanzitutto grazie a chi le ha realizzate (Giovanni) recuperando anche gli indirizzi dei compagni di cui non avevamo più riferimenti.
Grazie a chi in questi anni ha tenuto al sicuro il materiale fotografico e coordinato sul web le nostre adunate (Cipriano).
Siamo alla vigilia dei nostri appuntamenti che celebrano i quarant’anni dalla nostra partenza per Aosta nel Gennaio del 1982, in previsione inauguriamo una ”casa” nuova, un nuovo sito web per il 106.
Quale migliore occasione del pensionamento mio e di Giovanni, per dar vita alle degne iniziative celebrative che ci accompagneranno fino al raduno finale del 24-25-26 Giugno 2022 ?
Spero abbiate già archiviato in formato digitale le vostre foto perché qui troveranno giusta collocazione, e i vostri pensieri e ricordi che vorrete condividere.
Incredibile come cinque mesi di convivenza ci abbiano legato in modo così indelebile, ci guardiamo in faccia e sappiamo di avere di fronte un fratello su cui poter contare sempre.
E’ un piacere immenso coordinare un gruppo che propone e segue iniziative che consolidano la nostra amicizia e permettono anche di lasciare un segno del nostro passaggio nella tradizione alpina.
Aspetto quindi il vostro contributo in tal senso sia per i festeggiamenti per il quarantennale che per i successivi appuntamenti.
Un abbraccio e a presto; il 106 continua la sua avventura, viva il 106 e viva la prima compagnia.

Marco

Saluto del “Tribanfo”

Cari amici,
E’ bello avere ancora la possibilità, dopo tanti anni,di potervi ancora considerare tali dopo aver trascorso solo qualche mese della nostra vita insieme. Ma l’intensità vissuta in quei mesi la conosciamo solo noi, e sappiamo cosa abbia voluto siginificare.
E’ altrettanto bello, grazie allo sforzo ed all’impegno di tanti, e con la saggia supervisione di un quieto – ma allo stesso tempo vispo – capocorso, essere riusciti a mantenere i legami tra di noi negli anni vissuti da “ex” dal 1983 ad oggi.
Sembra ieri che fummo catapultati in una “gabbia di matti” di cui nessuno avrebbe immaginato l’esistenza; fuori, il mondo delle nostre famiglie, delle nostre morose, delle nostre amicizie, il mondo delle persone normali; dentro, la SMALP.
Fu per me, garbato ragazzo di Milano, uno shock improvviso e traumatico, ma al tempo stesso mi si presentava un palcoscenico irripetibile, dove poter esprimere tutta la mia creatività di intrattenitore e di irriverente “buffoncello”.
Certo mi resi subito conto che la mia attitudine militare era veramente scarsa, anche perchè non sono mai stato bravo a pulire le turche e gli specchi dei cessi della caserma, e mi veniva molto più facile la battuta irriverente, lo scherno, la pernacchia al momento giusto e anche al momento sbagliato – ricordo che una mattina, schierati nel piazzale, al “Deest riga!” anzichè girare la testa a destra, la voltai a sinistra e, in faccia al mio compagno di riga, feci una bella pernacchia – beccato subito da Ponticelli…azz!!!
A proposito di Ponticelli, una sera, dal centralino, imitando la sua voce, chiamai al telefono l’allievo di giornata (mi pare fosse Magnabosco – chissà se mi ha mai perdonato!) ordinandogli di lasciare il posto e di venire DI CORSA al corpo di guardia all’ingresso. E lui ci andò, senza trovare però Ponticelli.
Hp imparato negli anni succesivi a gestire il rolo del Tribanfo ma con misurazione ed arguzia, come Bertoldo, cercando di proseguire “l’attività” anche a Corso terminato, per gli sporadici raduni che di volta in volta avremmo poi organizzato.
La cosa che più mi divertiva era l’imitazione del temutissimo Capitano Abrate che, a fine corso, si trovò ad apprezzare questi miei innocenti sberleffi tanto da stabilire in seguito un rapporto di stima e amicizia che dura ancora adesso (anzi dovrò chiedergli di farmi un busto scolpito in legno, adesso che è andato in pensione e che questo è il suo nuovo hobby!).
Imparai però in fretta, come tutti, la disciplina ed il senso dell’obbedienza anche agli ordini più stupidi; ciò non mi impedì però di compiere l’episodio più eclatante ed irriverente occorsomi in quei mesi.
Durante uno degli ultimi giorni delle pattuglie – chi era con me credo se lo ricordi ancora – ricordo che dopo aver camminato per ore ci trovammo in una gola senza uscita, a causa di una difformità tra le mappe militari, il percorso indicato da seguire e la realtà morfologica di quell’area. A quel punto ci si prospettava il ritorno a fondo valle e la risalita dalla valle laterale, cioè almeno altre 4 o 5 ore di cammino, e dato che erano già più o meno le 7 di sera, dovevamo trovare un’alternativa, almeno così la pensavo io. E l’alternativa arrivò.
Vedendo un Ape Car arrivare sulla strada asfaltata su cui stavamo risalendo la valle, mi venne un’idea geniale. Con una “leggera” insubordinazione al capo pattuglia della giornata (l’amico Gallo Giorgio) che mal digerì la cosa, arrestai il veicolo e dopo breve trattativa, mi accordai per il trasporto di zaini e feriti (c’era anche un “ferito” ma non ricordo chi fosse) fino alla meta (mi sembra il rifugio Genzianella sotto il colle San Carlo). Non ricordo se ci fu anche un compenso per il passaggio, ma certo proseguire a piedi senza lo zaino affardellato sulle spalle, era come volare.
Infine merita una menzione la canzone del corso che composi con l’aiuto di alcuni “fedelissimi”; fu poi un vero capolavoro…..come non dimenticare sull’aria di “Vecchio Frac” il fatidico verso….”SOLO VA, L’ALLIEVO ABA’!”
Certamente gli anni delle noste vite sono trascorsi trascinando con sè gioie e dolori (con largo spazio a questi ultimi) e purtroppo abbiamo dovuto già salutare qualcuno che ha posato lo zaino troppo presto. Il periodo passato ha rappresentato “I migliori anni della nostra vita” e quello che abbiamo davanti forse sarà meno bello, un pò più rallentato e meno scanzonato ma ci servirà per riflettere e per ricordare gli anni passati con la certezza che quel manipolo di ragazzotti “di belle speranze” che varcò la soglia della Caserma Cesare Battisti in una fredda serata di gennaio 1982, e’ rimasto unito da un legame indissolubile che non si dovrà mai raffreddare ed affievolire. E’ questa sicuramente, una delle certezze più belle che ci ha lasciato questa esperienza e che ci accompagnerà per tutta la vita.
W l’Italia, W gli Alpini, W il 106!!
Il Vostro amatissimo e “simpaticissimo” Tribanfo
Fulvio

Saluto del “Tribosco”

Carissimi tutti, era stato per me un grande onore condividere con Maurizio e Stefano il progetto e la realizzazione del nostro “Numero Unico” che ci ha accompagnato durante il servizio di prima nomina nei ns battaglioni d’assegnazione e poi nella nostra vita quotidiana.
All’Edolo – dove appunto ho svolto tale incarico – ufficiali, sottufficiali e anche buona parte della truppa ha letto di noi e della nostra “meravigliosa esperienza” valdostana restando sempre molto stupita per le cose splendide che abbiamo passato assieme.
Oggi mi sento ancor di più onorato nel rendermi utile nella “logistica”, (epica espereniza anche da militare -DE-) dapprima recuperando dati, indirizzi, telefoni e mail per avere una maglia radio il più possibile completa e adesso per aver realizzato questo “contenitore” che sarà utile a custodire il nostro passato, il nostro presente e, perché no, il nostro futuro.
Con questo sito si vuole, con calma, pazienza ma con grande caparbietà raccogliere il materiale in possesso da ciascuno di noi e che verrà inviato per la sua pubblicazione.
Rendere il sito del 106 sempre più ricco non solo di testi ma anche di fotografie dei nostri eventi ed avere la possibilità di commentare le foto e gli articoli in modo dinamico lo farà diventare la nostra comune memoria.
Così i nostri valori d’amicizia alpina verranno mantenuti e tramandati.
Viva il 106 ….. e che il suo cammino sia ancora lungo e lussureggiante!

Giovanni