DNA Alpino


DNA Alpino – Scuola Militare Alpina di Aosta –
a cura della Associazione Nazionale Alpini
Edizioni Missaglia 2006


Guido Vedovato
106° corso AUC 1^ Compagnia 1° Plotone fucilieri
ci invia del materiale, da lui realizzato per il libro DNA Alpino, e con orgoglio lo pubblichiamo.


TEMPORALE ESTIVO

Un sabato qualunque, le primissime ore del pomeriggio di un inizio giugno che già anticipava i segni dell’estate alle porte.
Si era di pattuglia da quattro giorni, tra i boschi fitti di abeti ed i costoni rocciosi  che scendevano verso fondovalle. La sensazione nuova e quasi  dimenticata di potersi muovere, fuori dalla Cesare Battisti in completa libertà  senza la presenza di superiori, di ordini urlati, di punizioni in agguato, della dura disciplina che da qualche mese era diventata  parte della nostra vita quotidiana.
Giorni passati tra lunghe e solitarie marce di trasferimento, scontri a fuoco, rastrellamento di centri abitati, coordinati dalla precisa ed occulta regia che puntualmente, in siti di volta in volta indicati  lasciava  all’interno di visibilissimi bustoni di carta gialla, i nuovi ordini di operazione.
E fu proprio conseguenza di quanto lesse, o credette di leggere il nostro capo pattuglia all’interno di una di queste buste gialle, che furono sovvertite tutte le nozioni di topografia fino ad allora apprese con tanta difficoltà. Nel giorno precedente in un crescendo di nervosismo gli uomini avevano vagato per la montagna alla ricerca dei punti di riferimento, incredibilmente scomparsi.
Mancammo quindi l’appuntamento previsto tra le rovine di una vecchia malga in quota, dove un paio di alpini della compagnia Comando e Servizi ci avevano inutilmente aspettato svaccati sui sedili di una campagnola, arrivati fin lassù con un carico di razioni K destinate ai nostri affamati stomaci.
Fu così quindi che la Direzione Esercitazioni ruppe il silenzio radio, e ci comunicò le nuove coordinate per  la consegna dei rifornimenti, stabilita nei pressi di un minuscolo paesino adagiato a fondo valle. Contravvenendo a qualsiasi norma di sicurezza, ci buttammo come camosci nell’ invaso di uno stretto canalone che fra salti di roccia, mughi ed infine attraverso il fitto bosco,  ci portò a poca distanza dal nostro obiettivo.
Il paesino, merito la cappa di afa che vi stagnava  ed il caldo quasi ferragostano, sembrava deserto, e ciò aveva probabilmente indotto la maggior parte degli abitanti a rinchiudersi dentro le spesse e fresche mura delle baite mentre fuori, il sole batteva impietoso sulla valle.
<<Ok, passiamo alla svelta il paese e ficchiamoci all’ombra del bosco. Lì aspetteremo l’arrivo della campagnola con le nostre razioni …..>> decise l’allievo capo pattuglia.
La marcia riprese.
In giro, non un’anima viva, anche i cani forse erano a godersi il fresco all’ombra dei fienili e pareva che nessuno si fosse accorto di quella piccola colonna di allievi cotti dalla fatica e dal caldo.
In realtà in quel paesino non tutti erano andati a riposare, e di ciò avemmo conferma quando da dietro la fontana posta al centro della piazzetta, partì uno scooter con a bordo due ragazzetti in pantaloncini corti e ciabatte da mare.
I due in un primo momento fecero rombare il motore compiendo qualche evoluzione al centro  della piazza, poi si diressero verso la testa della pattuglia.
<<Cosa fate qua?>> gridò affiancandosi verso di noi quello alla guida, non ricevendo però alcuna risposta <<Siete alpini? Si che lo siete! ….Ma da dove venite conciati così? >> ribattè il passeggero.
In effetti le nostre condizioni non erano delle migliori dopo quattro giorni vissuti tra i boschi, e sicuramente non eravamo un esempio di pulizia con le mimetiche maleodoranti di sudore e coperte di polvere e fango.
Gli allievi, con l’unico desiderio di levarsi da sotto quel sole e togliersi finalmente zaino ed equipaggiamenti di dosso non presero sul serio i discorsi di quei due mocciosi.
Qualcuno  abbozzò qualche poco convincente invito ad andarsene, che non raccolto, si perdette vano nell’aria.
<<Ma non sapete neppure marciare? Non lo insegnano più alle burbe?>> sghignazzarono, <<Ecco perché vi fanno morire: siete tutti dei figli!>>
<<Forza ragazzi, andatevene!>> gridò un allievo
<<E questo ci vuole pure comandare!….>>
<<Devi morire….!>> si erano messi a canticchiare…
Un altro degli allievi: <<Ora basta, toglietevi dalle p…!>>
I due, per un attimo sembrarono allontanarsi di qualche metro, ma poi si affiancarono ancora a chi seguiva da dietro.
Si misero a battere la stecca schioccando le dita della mano….
<<…Dovete morire!…>>
<<Se vi prendo!>> gridò un allievo mentre quasi ruzzolando a terra sbilanciato dallo zaino, cercava di agganciarli (inutilmente) al braccio.
La cosa divertì ancora di più i due che raggiunsero tra grida e risate l’allievo che mi precedeva.
<<Ohè ragazzini, vedete di andarvene altrimenti finirete a mollo nella fontana!>> minacciò quest’ultimo.
<<Nella fontana dovresti andarci tu>> risposero <<…ma a lavarti!….>>
Il gioco era durato fin troppo e l’impressione era che i due volessero con tutti i mezzi attaccar briga.
<<Ehi tu”….>> mi dissero <<la vedi questa?>> mentre mi mostravano l’indice ed il medio della mano…<<e la senti?>>
E ripresero a battere la stecca.
Fu forse colpa del sole che picchiava duro o la scarsa propensione a portar pazienza……. 
Certo non fu un grande atto di valore, anzi a ripensarci fu una  cazzata;  però…
Tirai indietro l’otturatore del FAL lasciandolo andare in chiusura.
Clac! Clac!.
Un attimo dopo la canna fu ad altezza di scooter.
Strinsi dolcemente il grilletto mentre sui visi dei due l’espressione di sorpresa si trasformava in terrore.
Le detonazioni dei colpi seguirono secche e potenti rimbombando fra le mura delle abitazioni, ed i bossoli espulsi delle munizioni caricate a salve, tintinnavano cadendo sull’asfalto.
Tutto durò pochi secondi, sufficienti però a far compiere ai due ragazzetti una partenza da gran premio, e sparire definitivamente fra le stradine del paese.
<<Ehi!>> gridò il capo pattuglia….mentre il fumo degli spari resisteva ancora a mezz’aria.
<<Che c…o  succede là dietro?>>
<<I li gà copà…..>> gli rispose qualcuno…….
La piccola colonna si fermò di colpo, mentre  il capo pattuglia cercava di individuare lo sparatore….
<<Ma siete fuori di testa?>> gridò <<Sparare in un centro abitato…..qui finiamo tutti dentro!!….>>
Seguì un attimo di silenzio, durante il quale si sentì un rumore sopra le nostre teste.
Istintivamente alzammo lo sguardo sopra di noi.
Le imposte di una casa si spalancarono e sbucò tra i vasi dei gerani,  la testa di una vecchietta con stampata sul viso un’espressione preoccupata.
<<Che è stato ragazzi?>> ci chiese <<Stavo dormendo e mi hanno svegliato dei botti!>>
Uno di noi, con tono rassicurante  non la lasciò finire…
<<Stia tranquilla signora, è solo un temporale che sta arrivando….>>
<<Eh, ci vorrebbe proprio un pò di pioggia con tutto ‘sto caldo!….>> rispose la vecchietta
<<Buona passeggiata allora, ragazzi…e attenti a non bagnarvi…..>> e ci salutò.
La pattuglia lentamente si rimise in moto, ma noi sapevamo che il temporale era già passato…..

Guido Vedovato